La salute nasce dentro di noi
Guarire è donare all'organismo la risorsa che gli manca
Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale", e non soltanto una semplice assenza di malattia.
La Medicina Omeopatica sposa questa visione estendendone confini e implicazioni.
La salute discende dalla capacità dell'organismo di rispondere adeguatamente alle richieste che la vita gli lancia in tempo reale. Ogni cellula, tessuto, organo e funzione coopera come in una meravigliosa sinfonia a beneficio della persona.
Lo stesso vale per le istanze più elevate, come quelle psichiche: salute è anche capacità di amare, di elaborare i lutti, di arrabbiarsi, di piangere, di ricordare, di perdonare, di dimenticare, e insomma di vivere una vita ricca e realizzata nel qui e ora.
La definizione dell'O.M.S. presenta peraltro dei limiti: esistono situazioni in cui la sofferenza fisica o emotiva è utile o perfino necessaria. Se ad esempio abbiamo un ciottolo nella scarpa è importante divenirne consapevoli: in questo caso il dolore assume perciò una valenza positiva, e sarà piuttosto la sua assenza ad assumere un connotato patologico.
Lo stesso concetto si estende sul piano emotivo ed esistenziale: vi sono circostanze in cui le emozioni spiacevoli sono un'espressione di benessere: si pensi alla paura in presenza di un pericolo o all'ansia dinanzi a situazioni affettive o lavorative disturbanti.
Lo stato di salute è la condizione ideale che ogni medico desidera per ciascuno dei suoi pazienti, indipendentemente dalle strategia terapeutica che utilizza. Non esiste sotto questo profilo una contrapposizione frontale fra Medicina Convenzionale ed Omeopatica, che si distingue solo per l'importanza che attribuisce alla totalità dei sintomi del malato con l'inclusione di quelli psicologici, che vengono considerati come ulteriori espressioni del disordine generale dell'organismo anzichè come una sorta di fenomeno separato.
La Medicina Convenzionale affonda però le sue radici filosifico-scientifiche nel Riduzionismo, corrente di pensiero che riduce l'organismo alla somma delle sue parti, considerandolo perciò alla stregua di una meravlgliosa macchina le cui parti una volta messe in moto continuerebbero per così dire ad animarsi da sè.
La Medicina Omeopatica invece si ispira al Vitalismo, visione secondo la quale ogni essere vivente possiede una funzione che ne governa e coordina le componenti, assolvendo in pratica le veci di un regista, dell'amministratore delegato di un'azienda o del sistema operativo di un computer, consentendogli così di adattarsi in tempo reale alle innumerevoli richieste dell'esistenza.
Le decine di miliardi di cellule del nostro organismo sono insomma paragonabili ad altrettanti strumentisti sotto la guida di questo prezioso "direttore d'orchestra".
Perciò l'Omeopatia considera in salute solo chi sia privo di sintomi fisici e mentali: non basta invece la semplice assenza di alcuni disturbi isolati dal contesto in cui si trovano. Immaginiamo un paziente che voglia guarire dalla sua cefalea cronica e che però soffra anche di insicurezza, dolori articolari prima del brutto tempo e nausea quando viaggia in auto. Per il medico omeopatico tutti questi disturbi sono espressione di uno squilibrio unico in quanto si manifestano nello stesso scenario. Si tratta spesso di diverse manifestazioni di unico problema: differenti parti dell'organismo esprimono lo stesso disagio con il linguaggio a loro proprio. La cura della cefalea non può prescindere perciò da quella degli altri disturbi del malato, e questo non potrà essere considerato in via di guarigione se non ci sarà un miglioramento della totalità dei suoi sintomi.